"Aafranco. Te lo ricordi quando nun c'avevi 'na lira? Aho, pare oggi!"

Stamme a senti, so’ stato ospite a Regina Celi, a Rebbibbia, a Mamma Gialla. Dinne una, dai? Io c’avevo a robba mia, capirai lì dentro, epatite B, C, a tutto spiano... d’artra parte era tutta gente che c’è dovuta anna’ pe’ forza

Sta bbono, famme finí!

Per tanti la fame è solo un brutto ricordo. Comparse in fila ad aspettare sfilatini a Cinecittà, pagnottelle all’osteria e bruscolini al cinema. Oggi al quadraro non ci sono più orti e galline, tanto meno i nazisti che te le portano via. Ma per molti la fame è arretrata. Non ci si crede.

CAPITOLO I

Assunto come comparsa

Famiglia Muratori 
1936

“Qui al Quadraro gente di cinema ce n’è tanta. io vengo da una delle famiglie storiche del cinema, con nonno che iniziò nel ‘30 alla CINES, che Cinecittà non esisteva ancora, poi la cines pijò foco e tutti gli operai che lavoravano lì furono trasferiti a Cinecittà nel ‘37.”

La Costruzione

L'Inaugurazione

“Quando si facevano a cinecittà i film mitologici che dovevano assumere tante comparse, a raccontarlo oggi fa sorridere ma allora era tragica la cosa perchè nel ‘50 si usciva dal dopoguerra, c’era na fame che se magnavano pure i gatti”

Comparse a Cinecittà

Manifestazione 9.6.1958

“Poi i firm mitologici c’avevano tutte ste corazze de fero pesanti, pesavano 30 kili, sotto ar sole, d’estate, cioè era più l’energia che consumavano
che er panino che se mangiavano, capì?“

Luciano Muratori

Il quartiere Quadraro e le altre borgate tra la via Tuscolana e la via Appia venivano identificate con il termine unico di Cinecittà già a partire dal 1937, data in cui furono costruiti gli stabilimenti cinematografici della più grande città del cinema in Europa. Dopo la guerra, questi territori di frontiera tra città e campagna erano in condizioni di estrema povertà.
Con il piano Marshall, la promessa del boom economico e le ondate migratorie dalle regioni del Sud, le borgate divennero i luoghi in cui la vita si aggrappava all’ingegno e l’arte dell’arrangiarsi.
I grandi autori del neorealismo hanno fatto la storia del cinema italiano osservando e interpretando i mutamenti che dal dopoguerra promettevano un laboratorio per il futuro.
L’immaginario collettivo popolare legato alla fabbrica dei sogni e al vissuto di borgata è in questo documentario raccontato secondo le prospettive della testimonianza diretta, mettendo in luce la realtà sociale che da sempre caratterizza le interazioni umane nelle zone marginali, isolate e degradate della città di Roma.

Podcast tre soldi di radio 3

Cinema nel quartiere

“Questo era il pidocchietto del quartiere, più che vedere i film de Maciste, de Totò se veniva solo pe fa caciara, er divertimento era quello, nun era vede il film (…) qui venivano i film de terza quarta passata che erano stati tagliati e accorciati che n’ film de n’ora e mezza durava 45 minuti”

l’antico cinema al quadraro fu dismesso, divenne prima un deposito di una cartiera e attualmente è sede della chiesa Koreana.

CAPITOLO II

Ma perchè me portate via?

“Io so de strada ma ste cose nun lo ‘ntese mai.
eh ma ce so delle storie al quadraro...”

Il console tedesco a Roma diceva che c’erano solo due posti in cui uno poteva nascondersi durante l’occupazione nazista della capitale: “Il Vaticano e il Quadraro”. Quartiere-borgata nato a ridosso dell’aeroporto di Centocelle e degli studios di Cinecittà, tra la Casilina e la Tuscolana, il Quadraro era una specie di paese a se stante, con le sue costruzioni basse circondate da orti e campagna, abitate da commercianti, operai, muratori, artigiani, immigrati arrivati dall’Italia meridionale. Quella mattina di aprile del 1944 solo qualcuno riuscì a scappare dal rastrellamento: alcuni si nascosero dentro a una fontana, altri su un terrazzo, qualcuno sotto a un materasso, altri ancora in un tunnel sotterraneo.

Una donna a cui portarono via l’unico figlio poco più che adolescente impazzì dal dolore. “Giorgio, Giorgio”, andava gridando per le vie della borgata, era convinta che Giorgio, suo figlio, si fosse perso mentre giocava. Quando Giorgio tornò dalla Germania un anno dopo trovò sua madre impazzita. “Morì in un manicomio”, racconta Prosperi.

 

La borgata ribelle di Roma dimenticata dalla storia
Annalisa Camilli, Internazionale

Quadraro Vecchio
Radiodramma per voci

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Colonna sonora originale a cura di:
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